In alto i cuori a percorrere… alcuni “chilometri di storia”

Il giorno scelto per questa nostra uscita era perfettamente adatto a quello che ci aspettava e che poi abbiamo vissuto: un’Ascensione da Q273 di Lugano a Q1576 del Rifugio Venini, per giungere poi agli alti manufatti della Linea Cadorna (dispositivo del genio militare italiano degli anni 1911-1916) sulle pendici del Monte Tremezzo. Lungo il percorso c’è stato anche un intermezzo di “picchiata” verso fondovalle e repentina risalita su strade “contorte”, dalle pendenze a tratti superiori al 15% indicato dai cartelli stradali. Verosimilmente strade derivate da originari sentieri per raggiungere le località di Ponna Inferiore. Poi quella Di Mezzo e infine quella Superiore da cui si diparte, finalmente, la gradevole “Via dei Monti”.
Poco oltre, in un ameno spiazzo del bosco, c’è stata un’apprezzata sosta in località Monte Tellero. Se il toponimo ci richiamava alla mente qualche personaggio della mitologia elvetica, allora sembrava di intravvedere Guglielmo Tell che ci osservava dall’altra sponda del Lago Ceresio e Gualtierino a sbirciare da dietro il muretto del piccolo stagno lassù… altrimenti, perdonate lo “scivolone patriottico”. Fatto sta che il Comitato saggiamente l’ha scelto quale degno scenario per il proverbiale HafliPinzAperitivo, gradito momento conviviale del nostro Club.
Approfondiamo brevemente la conoscenza di questo insieme di opere che abbiamo visitato.
Un breve quadro storico per inquadrare il titolo: con l’Unità d’Italia del 1861, lo Stato Maggiore dell’Esercito Italiano si preoccupò di proteggere la Pianura padana ed in particolare i centri industriali di Torino, Milano e Brescia da potenziali tentativi di invasione da parte degli Imperi Centrali (Francia, Germania, Impero Austroungarico) attraverso la Svizzera. Lo fece pensando ad un sistema di fortificazioni che da Est (presso il delta dei fiumi Adda e Mera, sull’Alto Lago di Como) si sviluppava per oltre 70 km verso Ovest (passando per l’Ossola ed il Sempione fin in Valle d’Aosta) nei pressi del confine con la Confederazione. Questo sistema difensivo prese in seguito la denominazione di Linea Cadorna (dal nome del Generale Luigi Cadorna, 1850-1928). Un progetto colossale che diede lavoro a circa 20’000 operai per una spesa di 105 milioni di Lire di allora (150 milioni di Euro odierni), ma si era nel periodo della Belle Époque, quando sembrava non dovessero più esserci limiti alla conquista del benessere per il genere umano e la borghesia viveva “spensieratamente”. Invece, Sarajevo nel 1914 fece tristemente capire che non era così. I soldi allora investiti nell’opera erano cifre da capogiro che dovrebbero aiutarci a capire il valore storico dei luoghi su cui “rotolano” le ruote dei nostri mezzi, pure loro storici. Abbiamo guidato su alcuni chilometri che sono però solo una parte della Linea. Sicuramente una parte significativa, non fosse che per il panorama spettacolare che offre. Abbiamo percorso alcuni dei quasi 300 km di strade costruite per questo dispositivo ad una quota tra i 600 ed i 1600 m s.l.m. Fortunatamente non servirono mai alla guerra, ma l’investimento, ad oltre 100 anni dalla sua realizzazione, si rivela oggi più che mai opportuno a scopo agro-silvo-pastorale (permette di mantenere praticabili e redditizi gli alpi locali, facilita la gestione del bosco ed aiuta nella soluzione di diverse problematiche che la natura ci pone), nonché turistico, a dimostrazione che le spese militari, contrariamente a quanto “frettolosamente” affermano i critici nei confronti dell’Esercito, hanno spesso riscontri positivi anche per l’economia civile e per l’ambiente.
Ma torniamo alla nostra uscita nelle Valli d’Intelvi, segnatamente alla Linea Cadorna nel tratto Monte Sighignola-Ponna-Monte di Tremezzo. Essa ci testimonia l’importanza rivestita allora da questa zona anche per il nostro Paese perché, qualora fossero scoppiate le ostilità, il primo obiettivo, per lo Stato maggiore italiano, sarebbe stato l’occupazione del Mendrisiotto fino a Capolago, sfruttando il vantaggio della maggior quota delle bocche da fuoco. Fortunatamente questo scenario non si realizzò.
Ripercorrere le strade militari che collegavano questo dispositivo in quota ci ha permesso di vedere il nostro Paese da un’interessante prospettiva al difuori dei suoi confini.
Ma torniamo alla cronaca dell’escursione.
Dopo l’aperitivo il convoy si è mosso, attraverso un’incantevole faggeta, fino all’incrocio stradale del Rifugio Boffalora. Da lì a salire ulteriormente, uscendo dal bosco nei pressi dell’Alpe di Lenno, da dove la strada militare “taglia” il brullo pendio fino a raggiungere il Rifugio Venini coi suoi 1576 m s.l.m. Ma siamo andati ancora oltre, fino alle quattro postazioni d’artiglieria (in massicci muri a secco) ben conservate dal periodo della Grande Guerra. Lì il panorama era talmente maestoso che ci invitava ad una spontanea passeggiata fino ad affacciarci sul sottostante Lario, aprendoci lo sguardo sui rami di Lecco e di Como con in primo piano la “penisola” di Bellagio. Purtroppo qualche nuvola ci ha fatto rinviare l’appuntamento con la visione delle vette delle Grigne, del Legnone e del Bernina. Ma era giunto il tempo di risalire in sella ai nostri muli d’acciaio per raggiungere “Le Radici” (quelle che danno il nome al luogo dove ci siamo rifocillati con un gustoso pranzo). Indispensabile è stato, per vincere l’erta salita che ci separava infine dal ristoro, inserire le 4 trazioni e le ridotte, sui nostri 14 mezzi (2 Pinz, 2 Haflinger, 3 Puch e ben 7 Jeeps nelle diverse edizioni) a far bella mostra di sé, con 24 partecipanti. Ne valeva la pena! Infatti, dietro un dosso si celava un ampio prato sul quale si affaccia l’agriturismo. All’interno ci attendevano un’ampia tavola imbandita e una schietta cordialità. Profumi e notevoli sapori hanno quindi allietato l’agape, dove lo scambio di esperienze tra i soci ha rinfrancato il gruppo dopo la pausa invernale.
Ci piace pure ricordare il gemellaggio canoro fatto con un gruppetto di simpatici sardi (quasi tutti agenti o ex agenti di polizia penitenziaria presso il carcere del Bassone in Como) che ha visto Fausto trascinatore e voce principale dei nostri. Anche questo cantare in compagnìa è stato un episodio molto bello e utile per fare gruppo!
E ora gustatevi il video e il servizio fotografico realizzati dagli amici Moreno e Franz.
Au revoir!

Carlo


Autocolonna
14 veicoli (2 Haflinger 700AP, 2 Pinz 710M, 3 Puch 230GE, 3 Jeep Willys MB, 1 Jeep Willys CJ 2A, 1 Jeep Willys CJ 3A, 1 Jeep Kaiser, 1 Ford GPW)

Partecipanti
24

Un commento su “In alto i cuori a percorrere… alcuni “chilometri di storia””

  1. Bellissima giornata piena di sole e aria d’altura, come sempre raduno organizzato molto bene e con persone gioviali e felici. Continuate sempre così e auguri a tutti. Anch’io mi sono divertito molto.
    Alla prossima e auguri a tutti. Gianni

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